venerdì 10 luglio 2015

Donarsi


"La donna è chiamata a ricordare all’uomo il bene e il bello di cui lui è capace e che lui tende a dimenticare quando vive al ribasso. La donna aiuta l’uomo ad alzare lo sguardo verso il di più, l’umanità è affidata alla donna, che prima ancora dell’uomo, vede l’uomo.
Forse nell’ansia di emanciparci ci siamo dimenticate di quanto sia preziosa la nostra chiamata, e ci dimentichiamo che invece la nostra fragilità non è una debolezza, ma è ciò che ci rende capaci di fare spazio, di essere fondamentali quando entra in gioco la vita. La donna fa spazio, allarga, l’uomo mette i confini, costruisce i muri, a cui poi possono appoggiarsi i ponti, ma sempre a partire da un’identità salda, che l’uomo aiuta a costruire per tutta la famiglia.
La donna e l’uomo quando decidono di stare insieme, magari sull’onda del sentimento, forse non sempre sanno a quale fatica andranno incontro: è un lavoro su di sé continuo quello che stanno cominciando. La donna dovrà rinunciare alla sua volontà di controllo sull’uomo, alla sua tentazione di manipolarlo, per imparare un amore libero che sa partire dal bene che c’è, e accoglie e riceve senza chiedere, controllare, misurare. E anche l’uomo deve fare un lavoro su di sé, per vincere la sua tentazione dell’egoismo, la tentazione di tenere una parte di vita per sé, non totalmente coinvolta, non totalmente spesa."


giovedì 2 luglio 2015

Lettera aperta di una mamma all'on. Fedeli.


"on. Fedeli,
ascoltando le sue parole riguardo alla sua proposta di legge, lei dice che "vuole difendere nella loro unicità tutti i bambini e le bambine con l’introduzione nei vari livelli di istruzione della parità di genere. Tutto questo significa educare alle differenze e alla non violenza”, mi sono posta una domanda...
Ma secondo voi le uniche discriminazioni sono sessuali?
Ma secondo voi all'asilo o alla scuola primaria esistono bambini che non giocano con gli altri perché hanno fatto scelte sessuali differenti?

Non so che bambini frequentiate voi, ma io lavoro da più di 10 in ambito infantile e sono mamma e non ho mai sentito un bambino porsi problemi riguardo al tipo di scelta sessuale che voleva fare.
Piuttosto lavorando con bambini e ragazzini disabili ho sentito e visto tanti bambini non riuscire a integrarsi a scuola o in altri posti e soffrire del modo in cui venivano trattati.
Avendo un figlio con lievi tratti del disturbo pervasivo mi sono io stessa trovata a dover iscrivere mio figlio a delle lezioni di nuoto singole ( pagando il doppio) perché l'istruttore riteneva che mio figlio non fosse adeguato per stare in un gruppo o a non portarlo al parco giochi perché il ragazzino di turno vedendolo comportarsi in modo diverso ha chiesto "ma che sei Down?" ridendo...
E mio figlio fa una vita normalissima!
Mi chiedo: ma perché nessuno ha fatto un disegno di legge per loro? Per il bambino obeso, o per il "quattrocchi" o per i disabili che ancora nelle scuole vengono chiamati da alcuni insegnanti "bambini H". Perché nessuno ha fatto una legge per la "disabile-fobia"? Perché nessuno rischia un mese di carcere per aver messo la macchina sullo scivolo impedendo a una persona in carrozzina di poter andare a casa o a lavoro? Perché nessuno rischia di andare in carcere se dice a un disabile "ma che sei autistico"? Perché nessuno rischia di finire in carcere se dice che la condizione del Down non è la normalità?
Anzi...
Un bambino down o con una qualsiasi alterazione genetica, nasce così; quella è la sua normalità; eppure dal mondo intero viene definita "patologia" e nessuno grida allo scandalo, anzi si producono screening prenatali per poterli identificare e abortire con il beneplacito della legge che parla di aborto terapeutico. Perché nessuno grida allo scandalo? Perché in questo caso nessuno dice "ma se nascono così chi siamo noi per giudicare"?
Certe argomentazioni giuste o meno (non spetta a me dirlo) devono valere per tutti: non solo per alcuni a secondo delle convenienze!
Mi scusi, lei parla di permettere ai ragazzi di scegliere nella libertà cosa vogliono essere... Beh, un disabile, un bambino autistico, un bambino dislessico non può decidere!
Non si sceglie lui di essere "diverso"; eppure di loro non vi preoccupate minimamente!
In molte scuole mancano gli accorgimenti basilari per un bambino "speciale" (come mi piace definirli); non ci sono aule adeguate, non ci sono spazi e giochi adeguati a loro... Voi volete spendere milioni per i corsi di aggiornamento dei docenti sulla parità di genere... mentre la maggior parte degli insegnanti di sostegno non ha neanche idea di cosa abbia il bambino che deve seguire e tanto meno di come aiutarlo.
Perché invece di proporre questi pseudo-corsi che voi spacciate per insegnamento della tolleranza e delle differenze non cominciamo a insegnare ai bambini che Down non è un insulto, che "autistico" non è lo stesso che "stupido"? Piuttosto insegnamo a rispettare l'UOMO, insegnamo che tutti siamo umani, ognuno con le sue diversità che meritano rispetto che siano di razza, religione, luogo di nascita, diversità fisica e di pensiero, invece di insegnare che siamo tutti uguali che siamo intercambiabili, che ognuno può decidere liberamente di essere quello che vuole...: perché non è vero!
Le assicuro che un bambino che è paralizzato alle gambe, per quanto possa dire che si muove e che cammina, non inizierà a farlo solo perché decide!
Né un bambino down, solo perché decide, può essere diverso da quello che è... Questa è pura verità! Non è vero che si può sempre scegliere cosa essere; UN disabile NON Può!
Ma si può decidere di essere UOMINI con una dignità che esula dalle scelte. Solo insegnando questo si può evitare il bullismo e far fiorire la tolleranza. Solo se si rispetta prima di tutto l'essere umano in quanto valore si può andare d'accordo anche avendo idee diametralmente opposte. Non è tolleranza costringere tutti a pensarla come noi!
Spero di sbagliare, ma sembra proprio che gli unici che meritano rispetto e per cui siete disposti a fare di tutto sono le categorie che hanno alle spalle tanti soldi da fare girare e, certo, le associazioni dei genitori di bambini con patologie di diverso genere non hanno poteri forti alle spalle che possono influenzare politica ed economia... quindi contano poco...
Spero veramente di sbagliare ma purtroppo so che non è così!

Una mamma alquanto perplessa e arrabbiata!"

lunedì 15 giugno 2015

Madre

Dall'udienza generale di Papa Francesco di mercoledì 7 gennaio 2015



" [...] Continuiamo con le catechesi sulla famiglia e nella famiglia c’è la madre. Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali.

Accade che anche nella comunità cristiana la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione. Una madre con i figli ha sempre problemi, sempre lavoro. Io ricordo a casa, eravamo cinque figli e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice. Ci ha dato tanto.

Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli. Tante volte ho pensato a quelle mamme quando hanno ricevuto la lettera: “Le dico che suo figlio è caduto in difesa della patria…”. Povere donne! Come soffre una madre! Sono esse a testimoniare la bellezza della vita. L’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero diceva che le mamme vivono un “martirio materno”. Nell’omelia per il funerale di un prete assassinato dagli squadroni della morte, egli disse, riecheggiando il Concilio Vaticano II: «Tutti dobbiamo essere disposti a morire per la nostra fede, anche se il Signore non ci concede questo onore… Dare la vita non significa solo essere uccisi; dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco? Sì, come la dà una madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, concepisce nel suo seno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudisce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio». Fino a qui la citazione. Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello.

Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo. E la Chiesa è madre, con tutto questo, è nostra madre! Noi non siamo orfani, abbiamo una madre! La Madonna, la madre Chiesa, e la nostra mamma. Non siamo orfani, siamo figli della Chiesa, siamo figli della Madonna, e siamo figli delle nostre madri.

Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo. E a te, amata Chiesa, grazie, grazie per essere madre. E a te, Maria, madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù. E grazie a tutte le mamme qui presenti: le salutiamo con un applauso!"

domenica 1 marzo 2015

[libri] - La compagnia dell'agnello

<a href="http://www.amazon.it/gp/product/8845425819/ref=as_li_tf_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=8845425819&linkCode=as2&tag=ultimobyte-21">Obbedire è meglio. Le regole della compagnia dell'agnello</a><img src="http://ir-it.amazon-adsystem.com/e/ir?t=ultimobyte-21&l=as2&o=29&a=8845425819" width="1"
Non sono una fan di Costanza Miriano, quindi ero leggermente prevenuta nella lettura. Temevo un libro eccessivamente rivolto a fedeli inossidabili. Invece no. Il libro scorre quella vita che tutte le madri/mogli/lavoratrici vivono oggi e che quasi sempre e' causa di enorme frustrazione ed insoddisfazione. La Miriano apre gli occhi a chi ha la fortuna di avere una famiglia non solo facendoci riassaporare le gratificazioni che gia' conosciamo ma dando un senso a tutti i momenti di sconforto e scoramento. Da leggere!

"Obbedire è meglio. Le regole della Compagnia dell'agnello" - Costanza Miriano
 

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