venerdì 6 settembre 2013

Che lavoro fai?


Un giorno una signora di nome Anna andò a rinnovare la carta d’identità.
Quando le chiesero quale fosse la sua professione, rimase interdetta perché non sapeva come classificarsi. L’impiegato insistette: “Quello che le chiedo è se ha un lavoro”.
“Certo che ho un lavoro!", esclamò Anna. “Sono mamma."
“Essere mamma non lo consideriamo un lavoro. Scrivo “casalinga", disse freddamente l’impiegato.
Una sua amica, di nome Marta venne a sapere quello che le era successo e si fermò a pensarci su...Un giorno si trovò anche lei nella stessa situazione. L’impiegata era una donna in carriera, attiva e sicura di sé. Il modulo da riempire era enorme, interminabile.
La prima domanda era: “Qual è la sua professione?" Marta ci pensò un po’ e poi senza nemmeno sapere come rispose:

 “Mi occupo di sviluppo infantile e relazioni umane”.
L’impiegata fece una pausa e Marta dovette ripetere lentamente soffermandosi sulle parole più significative. Compilato il modulo, l’impiegata volle saperne di più. “Signora, posso chiederle che cosa fa esattamente?”. Senza la minima traccia di agitazione nella voce e con molta calma Marta spiegò:
“Sviluppo un programma a lungo termine, dentro e fuori di casa."
Pensando alla sua famiglia, continuò:

"Sono responsabile di una squadra ed ho ricevuto già quattro progetti. Lavoro in regime di coinvolgimento esclusivo 14 ore al giorno, a volte fino a 24 ore.”
Man mano che descriveva le sue responsabilità Marta notò un crescente tono di rispetto nella voce dell’impiegata.
Quando tornò a casa, Marta fu accolta dalla sua squadra: una ragazza di 13 anni, un bimbo di 7 e un altro di 3.
“Mamma, dove sono le mie scarpe? Mamma, mi aiuti ad allacciarle? Mamma il piccolino non smette di piangere. Mamma, mi vieni a prendere quando esco di scuola? Mamma vieni domani alla recita di fine d’anno? Vai a fare la spesa mamma?...Mamma....” Mentre preparava il pranzo poté ascoltare il suo ultimo progetto: un bebè di sei mesi, che si stava esercitando a provare tutte le tonalità di voce.
Felice, Marta prese in braccio il piccolino e pensò al grande compito della maternità, con le sue innumerevoli responsabilità e interminabili ore di straordinari...


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